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Il fenomeno dello stalking


A Quante volte abbiamo sentito parlare alla radio o alla televisione dello stalking e ci siamo posti domande sulla personalità dello stalker, ebbene nel 70% dei casi è di sesso maschile, nel 55% ha un’età compresa tra i 18 e i 25 anni, quando la causa è di abbandono o di amore respinto, superiore ai 55 anni in caso di separazione o di divorzio.

Il quadro psicopatologico dello stalker rivela un disturbo bordeline di personalità che lo porta a non avere una lettura oggettiva della realtà e ad interpretare i segnali di rifiuto come una sfida, volta, ad aumentare i suoi comportamenti finalizzati alla conquista e possesso della vittima.

Un altra patologia che si può riscontrare in questi soggetti è il disturbo dipendente di personalità, per cui sono evidenti l’angoscia e la sofferenza da separazione che caratterizzano la loro vita. Per non subire l’abbandono da parte della vittima farebbero di tutto. Alla base ci sarebbe un modello di attaccamento insicuro per cui il soggetto non può fare a meno dell’altra persona, che diventa funzionale per la propria vita.

Presente spesso nello stalker è la componente ossessiva-compulsiva, come se il soggetto proprio perché non in grado di gestire i propri impulsi si sentisse obbligato a mettere in atto comportamenti disfunzionali e patologici.

Affinchè si possa parlare di stalking devono essere presenti tre elementi:
- lo stalker agisce nei confronti di una persona che è designata come vittima in virtù di un investimento affettivo, basato su una relazione reale o totalmente immaginaria;
- lo stalking si manifesta attraverso una serie di pattern comportamentali basati su una comunicazione ripetitiva, insistente ed intrusiva;
- la vittima cambia il proprio stile di vita e le conseguenze psicologiche a cui va incontro la vittima di stalking possono essere rintracciate nel disturbo postraumatico da stress, in stati depressivi-ansiosi,fino ad una vera e propria alienazione psichica.

Il termine stalking definito anche come “sindrome del molestatore assillante” è stato coniato con la finalità simbolica di evidenziare l’atteggiamento di chi mette in atto molestie assillanti. Tra i comportamenti messi in atto troviamo: l’aspettare, l’inseguire, il raccogliere informazioni sulla vittima e sui suoi movimenti.

Mullen P.E. & al.,(2000) hanno distinto due tipi di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking. Il primo tipo comprende i comportamenti volti a trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri, sia relativi ai vissuti di odio che a stati affettivi amorosi,attraverso strumenti come telefono, lettere, e-mail.

Il secondo tipo comprende comportamenti di controllo diretto (come pedinamenti) e comportamenti di confronto diretto( come minacce e aggressioni o danneggiamento di oggetti appartenenti alla vittima). A tal proposito occorre distinguere due strategie difensive diverse:nell’approccio diretto dove spesso lo scontro tra la vittima e lo stalker avviene tra le mura domestiche le migliori strategie difensive possono essere ad esempio il prestare attenzione al contenuto della discussione e se tale modalità è ripetuta nel tempo.

Nell’approccio indiretto che nella maggior parte delle volte consiste in minacce, pedinamenti occorre rivolgersi alle forze dell’ordine e successivamente rivolgersi ad uno psicologo per avere un supporto psicologico. .

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